Le demenze colpiscono sempre di più gli under 65. Sembrerebbe che il declino cognitivo può in realtà avviarsi già intorno ai 30 anni e senza segnali apparenti.
Attualmente il numero totale dei pazienti con demenza è stimato in oltre 1 milione (di cui circa 600.000 con demenza di Alzheimer), di questi il 5-10% dei casi riguarda persone al di sotto dei 65 anni.
Un soggetto con demenza giovanile attende mediamente un tempo molto maggiore per ottenere una diagnosi rispetto ad una persona anziana, Questo comporta non solo un avanzamento della malattia, ma anche ricadute negative sul piano lavorativo, economico e sociale.
Un nuovo studio, pubblicato su Jama Neurology, guidato da Stevie Hendriks, della Maastricht University in Olanda, rivela che la demenza ad esordio giovanile è associata a 4 specifici fattori di rischio.
“Lo studio apre la possibilità di attivare azioni preventive delle demenze. – dicono i ricercatori -. In particolare abbiamo osservato che i bassi livelli di vitamina D, che ha un effetto neuroprotettivo e, al contrario, i livelli alti di proteina C reattiva, sembrano predire le probabilità di demenza giovanile”.
La ricerca
Gli studiosi, hanno analizzato i dati relativi a più di 360.000 individui della UK Biobank, seguiti per 8 anni. Durante il trial i casi di demenza ad esordio precoce sono risultati circa 17 l’anno ogni 100.000 persone. La maggioranza dei ‘giovani’ colpiti aveva tra i 40 ed i 50 anni.
I quattro fattori di rischio, potenzialmente modificabili, specificamente associati all’ insorgere della demenza prima dei 65 anni, sono risultati:
- bassi livelli di vitamina D;
- ipotensione ortostatica (ossia l’ abbassamento forte e rapido della pressione sanguigna nell’alzarsi e cambiare posizione);
- un aumento della proteina C reattiva nel sangue che indica infiammazione;
- vivere isolati socialmente.