La sindrome di Brugada è una patologia aritmica cardiaca tra le principali cause di morte improvvisa in pazienti di età inferiore ai 40 anni.
Colpisce 5 su 10.000 individui ed è caratterizzata da specifiche alterazioni dell’elettrocardiogramma e, nei casi più gravi, dall’insorgenza di aritmie ventricolari e/o arresto cardiaco, anche sportivi che, apparentemente, sembrano avere un cuore sano.
Proprio perché questa patologia è difficile d diagnosticare, abbiamo intervistato uno dei massimi esperti: il cardiologo ed elettrofisiologo siciliano Gregory Dendramis, dirigente Medico presso l’ARNAS Ospedale Civico di Palermo, centro di riferimento regionale per la Cardioaritmologia e il Trattamento delle aritmie.
Dendramis è l’unico italiano presente nel board internazionale dedicato allo studio delle fenocopie Brugada e già da anni si occupa di studiare e approfondire la diffusione della sindrome di Brugada.
Lo studio del board è finalizzato a migliorare la diagnosi della sindrome ed evitare che i pazienti con patologie diverse non debbano ricevere cure e terapie inopportune e non debbano affrontare inutilmente anche le relative ripercussioni economiche, psicologiche e sociali che un trattamento errato comporta.
Tra diagnosi e sintomi
La diagnosi deve prevedere sia un riconoscimento elettrocardiografico specifico, ma anche uno studio della familiarità del paziente e dei sintomi spesso nascosti e trascurati.
Tra i sintomi che possono essere presenti, oltre l’evento clou aritmico vero e proprio, vi sono anche episodi di perdite di coscienza che spesso non vengono presi in considerazione dal paziente, ma che invece sono manifestazioni di alterazioni di tipo elettrico, dovute ad aritmie.
Recenti studi hanno messo in luce che alcuni uno dei valori a cui stare in un Ecg è il dST-Tiso superiore a 300 millisecondi. E’ un potente predittore di inducibilità di aritmie ventricolari, con una elevata sensibilità (92,0%) e specificità (90,2%), ovvero con elevati livelli di accuratezza diagnostica.