Il rischio di una “Health care debacle” è reale se non si riuscirà a garantire assistenza capillare e più accessibile.
Un confronto crudo quello organizzato dall’OMCeO di Catania in collaborazione con UniCt e il Centro Regionale Trapianti Sicilia che ha puntato una luce speciale sul passato e il presente del Servizio Sanitario italiano, che da 46 anni garantisce a tutti i cittadini il diritto alle cure e che oggi vive una profonda crisi.
«L’Ordine dei medici catanese non si ferma – ha affermato Alfio Saggio, presidente OMCeO di Catania – alla Torre Biologica abbiamo ospitato il prof. Remuzzi, che è membro, tra l’altro, del “Gruppo 2003” costituito dagli scienziati italiani più citati al mondo dalla letteratura scientifica. Onorati della sua presenza, ne abbiamo approfittato per ascoltare la sua autorevole opinione sulle problematiche sanitarie che affliggono il Paese».
«Il SSN che noi abbiamo nel nostro Paese è la cosa più preziosa che esista – ha dichiarato il prof. Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto farmacologico “Mario Negri” di Milano e componente del Consiglio Superiore di Sanità (CSS) -. La libertà che noi valutiamo in maniera così sostanziale per la nostra vita, non esisterebbe se ognuno di noi si ammalasse e non avesse la possibilità di curarsi. La più grande contraddizione della sanità italiana è proprio questa: il nostro SSN rischia di essere declassato e depauperato. Così non va bene, dobbiamo tornare allo spirito profuso dalla nostra Costituzione. La salute è un diritto. Dovremmo tornare alle origini, in modo da togliere a chi si ammala la preoccupazione del dover reperire i fondi per curarsi. Questa è la cosa più importante. Questa deve essere la priorità di ogni Governo, perché se i cittadini stanno male, non si potrà generare ricchezza e benessere».
Donazione e trapianti
«Il prof. Remuzzi ha fatto grandi studi in merito alla ricerca sui farmaci immunosoppressivi che hanno aumentato notevolmente la sopravvivenza dei pazienti trapiantati – ha concluso Giorgio Battaglia – questa è la grande sfida che stiamo portando avanti: cercare di fare sopravvivere più possibile l’organo trapiantato. Come Sicilia stiamo crescendo nei dati italiani per trapianti. Siamo adesso sesti, a ridosso delle regioni più virtuose, e in questo senso ha contribuito la sensibilità del personale che opera nei Centri trapianto e nelle Terapie intensive».