Taglio dei posti letto ospedalieri per persone con malattie renali, pochissima dialisi al domicilio, nefrologi utilizzati per coprire turni in altri reparti, ambulatori nefrologici territoriali chiusi.
Tutto questo sta portando la cura delle malattie croniche dei reni ad essere un settore in sofferenza, in cui mancano almeno 350 specialisti, a causa di problemi di programmazione e blocco del turnover.
A Lanciare l’allarme è la Fondazione Italiana del Rene (Fir).
I dati
Sono circa 6 milioni di persone in Italia che soffrono di malattia renale e il loro numero cresce insieme all’aumento degli over 75 e alla diffusione di condizioni di rischio come ipertensione, obesità e diabete.
In Italia ci sono circa 2.800 nefrologi in servizio nella sanità pubblica, ma, secondo i calcoli della fondazione, ne mancano almeno 350.
Stenta a prendere piede la dialisi a domicilio, un servizio che permetterebbe al Servizio sanitario di risparmiare, ma in Italia non supera il 10% a fronte del 40% di altri paesi.
Mentre, per quanto riguarda i trapianti in Italia se ne fanno 2.000, contro i 6.500 in attesa.
Anche in questo caso, il trapianto di reni porta a un risparmio di risorse rispetto alla dialisi, oltre a migliorare la qualità di vita dei pazienti, i tempi di attesa sono ancora molto lunghi.
Oltre la poca “educazione” alla donazione di organi, sarebbe opportuno che il trapianto di rene da donatore vivente diventasse una soluzione di routine e, nei casi che lo consentono, la prima opzione per chi ancora non inizia la dialisi.
Inoltre in Italia bisognerebbe creare delle Reti regionali di Nefrologia per collegare i centri di dialisi con le strutture ospedaliere, nell’ottica di un’organizzazione hub and spoke, come per infarto e ictus.