“Ho deciso, con un emendamento al decreto Milleproroghe, di mettere a disposizione del Fondo contro i disturbi alimentari un fondo pari a 10 milioni di euro per il 2024″. A dichiararlo è stato il ministro della Salute, Orazio Schillaci il quale aggiunge che “l’entrata in vigore del nuovo nomenclatore tariffario, il primo aprile, sarà garantita la piena erogazione delle prestazioni“.
Sono almeno 5 milioni a soffrire di anoressia, bulimia, binge eating disorder. I numeri sono in costante e continuo aumento e nel post lockdown vi è stato un incremento del 45% dei casi e un abbassamento dell’età dell’esordio. Ad essere colpite, infatti, sono ragazze a partire dai 10, 11 anni.
Le cause
“La maggiore responsabilità nel causare i disturbi dell’alimentazione è attribuita ai modelli presenti nella società (pressione sociale) che mostrano come desiderabili figure eccessivamente magre e spingono, soprattutto i giovani, a cercare di somigliargli – evidenzia l’Iss -. Tuttavia, le cause di questi disturbi sono complesse ed è più corretto considerarli come il risultato di fattori genetici, biologici e psicologici che una volta scatenati da eventi ambientali particolari, danno inizio al disturbo. Altri elementi, poi, contribuiscono al suo mantenimento nel tempo”.
I fattori di rischio che accrescono la probabilità di sviluppare un disturbo dell’alimentazione includono:
- storia familiare in cui sono presenti persone con disturbi dell’alimentazione, depressione o abuso di sostanze;
- critiche ricorrenti sulle proprie abitudini alimentari, l’aspetto fisico e il peso corporeo;
- eccessiva attenzione a mantenersi magri, soprattutto se combinata; con una necessità lavorativa, come accade per esempio per ballerini, modelle e atleti di alcune discipline, o con la pressione sociale
- tratti di personalità ossessiva, disturbi d’ansia, bassa autostima, tendenza al perfezionismo;
- esperienze particolari, come abusi fisici e psicologici o la morte di una persona cara;
- relazioni difficili con familiari, colleghi o amici;
- situazioni particolarmente stressanti al lavoro, a scuola o all’università.
La cura
Una persona con disturbo dell’alimentazione, se non si cura, può avere delle ripercussioni negative sino ad arrivare alla morte.
Nei casi più gravi il trattamento deve avvenire presso centri specializzati con un approccio multidisciplinare.
Il trattamento , spiega Iss, include:
- terapia cognitivo-comportamentale (CBT), ha lo scopo di modificare ciò che una persona pensa di una determinata situazione e, di conseguenza, il suo modo di agire;
- psicoterapia interpersonale (IPT), consente di affrontare le difficoltà nei rapporti con gli altri che sono alla base dei disturbi dell’alimentazione;
- counselling nutrizionale, terapia che aiuta la persona a seguire una dieta sana;
- terapia familiare, coinvolge i membri della famiglia nella discussione sull’impatto dei disturbi dell’alimentazione sulla loro vita e sulle loro relazioni;
- farmaci, antidepressivi come gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), per citarne alcuni, possono essere utilizzati nel trattamento della BN o del DAI.