“L’ecografia della tiroide non è una specifica pertinenza del Radiologo, ma deve esserlo per l’Endocrinologo“. A dichiararlo è Carlo Casile, direttore della UOSD di Endocrinologia e malattie del ricambio dell’Azienda Ospedaliera Papardo di Messina e referente dell’Associazione Medici Endocrinologi AME in Sicilia.
L’ecografia della tiroide costituisce l’esame strumentale più sensibile per la valutazione della patologia sia diffusa che nodulare della ghiandola e rappresenta un ausilio imprescindibile per la diagnosi, la terapia e il follow-up delle malattie tiroidee.
Per questi motivi, quindi, l’ecografia è un esame fondamentale nell’iter diagnostico della patologia tiroidea.
“L’esecuzione dell’ecografia del collo – spiega -, è ormai uno strumento in mano all’Endocrinologo che lo guida nella comprensione della patologia tiroidea e costituisce indispensabile ausilio nell’esecuzione di indagini di secondo livello quale l’ago aspirato. L’esecuzione dallo specialista consente al paziente di ricevere un esame di maggior qualità e diagnosticità. Altro vantaggio è che l’esecuzione dell’esame da parte dello specialista, permette di indicare direttamente al paziente eventuali accertamenti aggiuntivi necessari. Fondamentale è conoscere, però il linguaggio corretto da usare nella refertazione ecografica”.
“Il referto, difatti, non si deve ridurre ad una semplice descrizione di rilievi senza che venga espresso un loro significato diagnostico – evidenzia -. E’ importante, invece, che dal referto ecografico si ricavino informazioni accurate e aggiornate sulla patologia, se presente, tenendo conto delle linee guida nazionali e internazionali. Pertanto è fondamentale utilizzare un lessico comune, e una refertazione dell’esame standardizzata ed esaustiva”.