Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha evidenziato sempre più il legame tra intestino e cervello, un asse di comunicazione fondamentale per il benessere dell’organismo. L’intestino, inoltre, viene definito “secondo cervello“, poiché ospita una complessa rete di neuroni che interagiscono direttamente con il sistema nervoso centrale.
Per approfondire questo tema, abbiamo intervistato Celeste Caruso Bavisotto, professore associato di Anatomia Umana presso l’Università di Palermo, che ci spiega le implicazioni di questa scoperta e il ruolo dei probiotici nel mantenimento della salute neurologica.
Professoressa, cosa tratta nello specifico il vostro studio?
Abbiamo dimostrato per la prima volta in maniera meccanicistica l’esistenza di un asse intestino-cervello mediato dagli esosomi, piccole vescicole extracellulari capaci di trasportare molecole bioattive attraverso la barriera ematoencefalica. I nostri risultati evidenziano come questi esosomi possano influenzare il funzionamento del sistema nervoso centrale e il comportamento.
Cosa sono gli esosomi e perché sono importanti?
Gli esosomi sono piccole vescicole rilasciate da tutte le cellule del nostro organismo, contenenti proteine e acidi nucleici. La loro importanza risiede nella capacità di trasportare questi elementi a cellule distanti, superando barriere biologiche come quella ematoencefalica. Questo li rende un potenziale strumento per la modulazione del sistema nervoso e per lo sviluppo di nuove terapie per patologie neurologiche.
Qual è il ruolo dei probiotici in questo processo?
I probiotici, in particolare alcuni ceppi di lattobacilli, hanno dimostrato di avere un effetto positivo sulla comunicazione intestino-cervello. Abbiamo osservato che il trattamento con probiotici può ripristinare l’equilibrio della flora intestinale in situazioni di disbiosi, migliorando la funzione intestinale e influenzando positivamente il sistema nervoso centrale.
Quali sono le evidenze sperimentali a supporto di questa ipotesi?
Nel nostro studio, abbiamo isolato nanovesicole dal plasma di soggetti con diarrea cronica prima e dopo 60 giorni di trattamento con probiotici. I risultati hanno mostrato un aumento dei livelli dell’enzima Tryptophan 2,3-dioxygenase 2 (TDO 2), suggerendo un coinvolgimento nel metabolismo del triptofano e nella regolazione dei livelli di serotonina, un neurotrasmettitore cruciale per il benessere psicologico.
Come avete testato l’effetto dei probiotici a livello cellulare?
In vitro, abbiamo trattato cellule epiteliali intestinali HT29 con una miscela probiotica in presenza di stress ossidativo indotto da perossido di idrogeno (H2O2). I risultati hanno mostrato una riduzione dei livelli della proteina Hsp60, indicativa di un effetto citoprotettivo, e un miglioramento dell’integrità della barriera intestinale. Inoltre, abbiamo riscontrato un aumento dell’espressione del TDO 2 e dei recettori della serotonina, confermando l’influenza dei probiotici sull’asse intestino-cervello.
Quali implicazioni ha questa ricerca per il trattamento delle patologie neurologiche?
Le nostre scoperte suggeriscono che le vescicole extracellulari e i probiotici potrebbero rappresentare nuove strategie terapeutiche per disturbi neurodegenerativi e neuropsichiatrici. Poiché le vescicole possono trasportare molecole bioattive direttamente al cervello, potrebbero essere utilizzate per veicolare farmaci o composti benefici in modo più efficace rispetto agli approcci tradizionali.
Quali sono le prospettive future della ricerca?
Ulteriori studi sono necessari per comprendere a fondo il meccanismo con cui gli esosomi influenzano il sistema nervoso centrale e per sviluppare potenziali applicazioni cliniche. L’utilizzo di probiotici e vescicole extracellulari potrebbe aprire nuove strade per la cura di patologie come la depressione, il morbo di Alzheimer e altre malattie neurologiche legate alla disbiosi intestinale.
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