“Le disuguaglianze di salute nascono dalle disuguaglianze nella società e solo intervenendo sugli aspetti politici, sociali e ambientali è possibile ridurre la palese e ingiusta differenza nella distribuzione della salute che esiste sia tra Paesi sia all’interno di uno stesso Paese”. È questo, in sintesi, il pensiero dell’epidemiologo di fama mondiale Sir Michael Marmot, secondo cui “il cambiamento climatico aumenta le disuguaglianze sociali e sanitarie”.
La povertà, dunque, non è un destino e “nulla di ciò che attiene le iniquità di salute è inevitabile”.
Gli studiosi sono preoccupati per l’impatto che i cambiamenti climatici hanno sull’ambiente circostante, la biodiversità e la salute umana, in particolare sui fattori di vulnerabilità. I soggetti fragili per condizione sociale, età (anziani e bambini) e comorbilità sono “certamente quelli maggiormente interessati dagli effetti che determinano il peggioramento dello stato di salute e anche i soggetti ‘sani’ vedono ridursi la possibilità di rimanere tali, con la conseguenza di maggiori costi per il Servizio Sanitario Nazionale, tra visite specialistiche e medicinali.
Gli esperti chiedono un intervento tempestivo sia sulle azioni per salvaguardare l’ambiente, e quindi anche la salute umana, che per attenuare il divario sociale della disuguaglianza.