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Caregiver, oltre il 50% lascia lavoro e studi. Amato: “È un dovere sociale ed etico riconoscere il loro ruolo” CLICCA PER IL VIDEO

giovedì 28 Dicembre - 2023 | di Giorgia Görner Enrile | Categorie: News ed eventi, Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Palermo, Video

Essere un caregiver ed assistere familiari o congiunti malati e/o disabile è difficile sia fisicamente che emotivamente. In più, purtroppo, i tempi di oggi, sia lavorativamente che economicamente, non permettono di assistere adeguatamente i propri cari se non con l’indebitamento o, addirittura, la perdita del lavoro.

In Italia sono circa 8,5 milioni i caregiver e, secondo l’XXI Rapporto di Cittadinanzattiva sulle politiche della cronicità, il 56,5% ha dovuto abbandonare, temporaneamente o in maniera definitiva, gli studi o il lavoro.

La cura familiare e la solidarietà, però, sono, tuttavia, dei beni sociali da riconoscere e promuovere nell’ambito della comunità e delle politiche di welfare.

I dati

il 71,8% dei garegiver sono donne con età compresa tra i 51 e i 65 anni. Il 57% risulta occupato e si prende cura nell’80% dei casi di un genitore. Nel 42,4% il malato è affatto da una malattia cronica.

Per più di uno su tre l’impegno di cura del familiare è di più di 20 ore settimanali. Spesso anche la durata nel tempo è molto estesa: il 29,4 % è un caregiver da 1 a 4 anni, il 26,5% da 5 a 10 anni. Gli ambiti in cui incontrano maggiori difficoltà nell’assistenza ai familiari sono la cura della sfera emotiva (62,4%) la gestione degli aspetti burocratici, amministrativi e finanziari (52,9%).

I fondi

Attualmente, in Italia, esistono due fondi con risorse pubbliche diretti al sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare:

  1. la legge di bilancio 2018 (commi 254-256 della legge 205/2017) ha istituito, nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, un Fondo per il sostegno del titolo di cura e di assistenza del caregiver familiare con una dotazione iniziale di 20 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2018-2020, con un aggiornamento nel 2022 di criteri e modalità di utilizzo delle risorse del Fondo stabilendo che le somme siano utilizzate con priorità di destinazione ai caregiver che assistono persone in condizione di disabilità gravissima o persone che non hanno avuto accesso alle strutture residenziali a causa delle disposizioni normative emergenziali;
  2. il secondo Fondo, istituito nello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali dalla legge di bilancio 2021 con una dotazione di 30 milioni per ciascun anno del triennio di programmazione di bilancio 2021-2023 , è destinato alla copertura finanziaria degli interventi legislativi per il riconoscimento dell’attività non professionale del prestatore di cure familiare.

Tuttavia, la figura del gargiver non ha alcun riconoscimento normativo a livello nazionale, ad eccezione delle regioni Emilia Romagna, Lazio e Lombardia che hanno emanato delle misure strutturate regionali.

La voce dei medici

E’ un dovere sociale ed etico riconoscere i garegivere”, dichiara Toti Amato, presidente dell’Ordine dei medici di Palermo e consigliere del direttivo Fnomceo.

“Sappiamo che sempre più ci sono malattie croniche e degenerative che durano parecchi anni e non tutti si possono permettere di far ricoverare in una clinica privata o in altri centri i propri parenti – aggiunge -. I garegiver, oltre a lasciare le loro attività lavorativa, sono sottoposti ad un burnout, uno schiacciamento da stress poiché l’assistere di una persona che non ha possibilità di recupero e struggente da un punto di vista psichico. Quinti il riconoscimento normativo e remunerativo sono un atto doveroso di una società civile”. 

 

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