Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature Communications apre nuove prospettive per il trattamento della Sla grazie alla riattivazione del retrovirus endogeno Herv-K.
La sclerosi laterale amiotrofica
E’ la malattia dei motoneuroni ha esordio più diffusa nell’età adulta tra i 60 e gli 80 anni, con una sopravvivenza mediana di 2-4 anni. Come altre malattie neurodegenerative è considerata una proteinopatia, caratterizzata da un ripiegamento e un’aggregazione anormali delle proteine, che portano a una perdita di funzione e/o a un guadagno della funzione citotossica delle proteine coinvolte. Nel caso della Sla in particolare la proteina è la Tar Dna-binding 43 (Tdp-43), che generalmente è localizzato nel nucleo cellulare ma nel 97% dei pazienti affetti da Sla è aggregato nel citoplasma delle cellule cerebrali, mal ripiegato, ubiquitinato e fosforilato.
Lo studio
Il lavoro documenta, per la prima volta, come la riattivazione di una specifica inserzione del retrovirus endogeno Herv-K inibisce l’espressione dell’asparaginasi-simile 1 (Asrgl1), un enzima che degrada la proteina Tdp-43. La conseguenza è l’accumulo della proteina nel citoplasma delle cellule neuronali motorie dei pazienti affetti da Sla. Portandole alla morte.
“Il Tdp-43 è un substrato di Asrgl1 la cui espressione è ridotta nei campioni di cervello affetti da Sla – spiegano gli autori -. Il silenziamento di Asrgl1 innesca l’accumulo di Tdp-43 mal ripiegato, frammentato, fosforilato e mal localizzato nei neuroni in coltura e nella corteccia motoria di topi femmine, causando la morte neuronale. La sovraespressione di Asrgl1 ripristina la vitalità neuronale. La sovraespressione di Hml-2 (sottotipo di Herv-K ndr), invece, porta al silenziamento”.
Per gli studiosi è quindi la perdita di Asrgl1 che porta alla proteinopatia Tdp-43 il meccanismo critico nella fisiopatologia della Sla.