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Fuga di medici, c’è chi torna per cambiare la sanità: ecco la storia di Simone Siracusano

martedì 3 Dicembre - 2024 | di Giorgia Görner Enrile | Categorie: News ed eventi, Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Palermo

Negli ultimi anni, migliaia di giovani medici hanno scelto di trasferirsi all’estero, attratti da migliori opportunità professionali, stipendi più alti e condizioni di lavoro più favorevoli. In Germania, ad esempio, uno specializzando guadagna mediamente 2.500 euro netti al mese, arrivando a 5.000 euro nell’ultimo anno di specializzazione. I turni di guardia possono portare il reddito complessivo a 6-7.000 euro al mese.

Secondo Anaao Assomed, tra il 2015 e il 2022, oltre 11.000 medici italiani hanno lasciato il Paese per lavorare in Germania, Regno Unito, Svizzera e altri Paesi. Questo esodo rappresenta una grave perdita per il Servizio sanitario nazionale, già sotto pressione a causa della carenza di personale e delle lunghe liste d’attesa.

I principali motivi della migrazione includono strutture sanitarie obsolete, retribuzioni non competitive e il cosiddetto imbuto formativo. All’estero, i medici trovano un maggiore riconoscimento professionale, migliori condizioni lavorative e un migliore equilibrio tra vita privata e lavoro.

Tuttavia, non tutti i cervelli in fuga restano lontani. Alcuni scelgono di tornare, portando con sé competenze e approcci innovativi per contribuire al miglioramento della sanità italiana. Tra questi c’è il giovane urologo palermitano Simone Siracusano.

Simone Siracusano, un ritorno arricchente

Classe 1990. Siracusano, dopo essersi laureato all’Università di Palermo, ha scelto la Germania per specializzarsi in urologia, attirato dalla qualità delle strutture e dalle possibilità formative. Per dieci anni ha lavorato presso il Schwarzwald Baar Klinikum, una struttura all’avanguardia, dove ha acquisito competenze di alto livello in ambito chirurgico. Oltre alla crescita professionale, Siracusano ha trovato in Germania anche una dimensione personale, costruendo una famiglia con sua moglie e tre figlie.

“Ho sempre desiderato mettere a frutto nella mia terra ciò che ho appreso in Germania. Ottenere l’equipollenza della specializzazione tedesca ha richiesto oltre quattro mesi di attesa, ma ne è valsa la pena. Sono esperienze che arricchiscono professionalmente e umanamente – racconta –. L’importante è tornare per mettere a disposizione del nostro sistema sanitario ciò che si è imparato, offrendo il proprio contributo. La continua fuga dei cervelli non deve essere definitiva: può trasformarsi in un’opportunità per fare la differenza nella propria terra. Lavorare in Paesi come la Germania significa operare in un contesto dove il valore della professione medica è riconosciuto sul piano economico e professionale. Questa esperienza mi ha insegnato che il rispetto e la dignità del lavoro sono la base di un sistema sanitario efficiente e appagante”.

Un modello da seguire

Oggi Siracusano lavora in un poliambulatorio della città e in una clinica privata convenzionata., arricchito da un bagaglio di tecniche chirurgiche e dal rigore acquisito all’estero, con un approccio più organizzato e innovativo. Per il medico palermitano, la qualità della preparazione in Italia e Germania è comparabile, ma il sistema sanitario tedesco si distingue per una migliore organizzazione, che ricade positivamente sulla vita sociale e professionale dei medici.
Nonostante i turni lavorativi in Germania siano molto intensi, l’efficienza del sistema e una chiara suddivisione dei compiti garantiscono un ambiente più sereno e produttivo. La giusta retribuzione, insieme agli altri incentivi, si traduce in rapporti professionali di stima e collaborazione tra medici. Inoltre, c’è un rispetto profondo per la classe medica anche sul piano sociale. L’efficienza dell’intero sistema esclude qualsiasi forma di pressione o violenza sul personale sanitario.
A partire dal modello assicurativo tedesco, che copre ogni cittadino permettendo l’accesso sia alle strutture pubbliche che private senza costi diretti. Questo approccio elimina le liste d’attesa e garantisce un’assistenza tempestiva e di qualità, oltre a ridurre la frustrazione legata a carenze organizzative. I medici possono così concentrarsi sull’aspetto clinico, senza dover gestire problematiche burocratiche o subire pressioni, come purtroppo avviene in Sicilia e nel resto d’Italia”.

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