Il dibattito sulla riforma della medicina generale si è intensificato negli ultimi giorni, sollevando preoccupazioni tra i medici di famiglia e le istituzioni locali.
La proposta di un Decreto Legge, avanzata da alcuni presidenti di Regione, mira a ridefinire il ruolo dei medici di famiglia, trasformandoli da liberi professionisti convenzionati in dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale. Questo cambiamento potrebbe avere profonde ripercussioni sulla qualità dell’assistenza territoriale e sul rapporto di fiducia tra pazienti e medici.
La Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG), il sindacato più rappresentativo della categoria, ha deciso di intervenire rivolgendosi direttamente all’ANCI Sicilia lanciando un appello.
La lettera
“Come sindacato più rappresentativo della medicina generale sentiamo il dovere di rivolgerci a lei in quanto Presidente ANCI Sicilia, poiché i Sindaci sono la massima autorità sanitaria del comune che rappresentano.
In queste settimane avrà certamente letto del dibattito rispetto a una bozza di Decreto Legge portato avanti da alcuni Presidenti di Regione che tende a snaturare lo status dei Medici di Famiglia, i quali oggi operano nei territori comunali con un regime da libero professionista convenzionato.
Ci sentiamo in dovere di dirle con estrema chiarezza che un’eventuale modifica dello stato giuridico dei medici di famiglia non farà altro che indebolire l’assistenza territoriale rispetto a oggi, andando a minare quello che è il rapporto di fiducia che lega il paziente al medico di medicina generale. Essendo il primo punto di accesso del cittadino al SSN, il medico di famiglia rappresenta la medicina di prossimità.
Le Case di Comunità, che ben presto saranno attive su tutto il territorio nazionale, non riescono, per ovvie ragioni, a essere luoghi di prossimità delle cure come i nostri ambulatori di quartiere o i presidi di Continuità Assistenziale (ex guardia medica). Ambulatori che oggi rappresentano un presidio di prossimità di cure e un presidio del Servizio Sanitario Nazionale.
Siamo ben consci che anche la medicina generale dovrà giocare la sua parte nell’attuazione del DM77 e nella funzione e fruibilità delle Case di Comunità. Pertanto, già nel nostro accordo collettivo nazionale e nel prossimo che verrà, come Sindacato più rappresentativo della Medicina Generale, abbiamo elaborato una serie di proposte, alcune già contenute nell’accordo oggi vigente, che prevedono il coinvolgimento del medico di famiglia in tali strutture e in relazione funzionale alle stesse. Il tutto salvaguardando al contempo i principi di prossimità, fiduciarietà, capillarità e domiciliarità, che da sempre ci stanno a cuore e che sono fondamentali per i cittadini.
Chi oggi, a torto o a ragione, sostiene di modificare lo stato giuridico dei medici di famiglia, a nostro avviso non ha ben compreso il reale e concreto rischio di distruggere un pilastro fondamentale della sanità nazionale, negando ai cittadini il diritto di scegliere il proprio medico di famiglia e determinando la chiusura degli ambulatori di prossimità.
Si verrebbe a creare un sistema in cui i pazienti sarebbero costretti a rivolgersi al medico di turno all’interno delle Case di Comunità, senza alcuna possibilità di scelta, fiduciarietà e prossimità.
Gentile Presidente ANCI, con queste poche e chiare parole le chiediamo di farsi parte attiva per un Servizio Sanitario Pubblico a difesa del cittadino e della prossimità, che non apra le porte alla privatizzazione del nostro servizio sanità”.