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Tumore ovarico, in Sicilia 530 casi l’anno: per sconfiggerlo servono test di profilazione genomica CLICCA PER IL VIDEO

mercoledì 18 Ottobre - 2023 | di Giorgia Görner Enrile | Categorie: News ed eventi, Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Enna, Video

Ogni anno si scoprono circa 530 siciliane con il tumore ovarico. I carcinomi ginecologici sono la quarta causa di morte per neoplasia nelle donne e non esistono screening validati particolarmente efficaci come per altre patologie.  Difatti, a causa dei sintomi troppo aspecifici, in circa il 65-70% dei casi, il cancro è già in fase avanzata.

I massimi esperti a livello regionale e nazionale hanno fatto il punto su risultati e prospettive ad Enna, ad un anno di distanza dalla nascita del PDTA, il percorso diagnostico terapeutico assistenziale voluto dalla Regione Siciliana per garantire un’alta qualità di cure e soprattutto la multidisciplinarietà nell’approccio.

Presente all’evento anche il presidente dell’Ordine dei medici di Enna Renato Mancuso.

Gli esperti

“Purtroppo nella maggior parte delle volte ci troviamo a intervenire quando il problema è già diffuso perché coinvolge peritoneo e linfonodi dell’addome – spiega Paolo Scollo, direttore di Ginecologia e Ostetricia dell’AO Cannizzaro di Catania e responsabile PDTA carcinoma ovarico della ReOS (Rete Oncologica Siciliana) – se non addirittura al di fuori della zona pelvica, quindi fegato, pleura ed altri organi distanti. La diagnosi precoce resta la principale difficoltà: nel 42% si scopre la malattia in modo casuale, nel 26% grazie a controlli di routine e nel 16% per altri motivi. Alcuni sintomi come gonfiore addominale (58%), disturbi in sede pelvica (39%) e perdita di peso (34%) sono tipici di altre patologie quindi non rivelano un allarme specifico”.

La Sicilia conta alcuni centri specialistici (hub) e centri erogatori di trattamenti (spoke) ad essi collegati che sono in grado di assicurare diagnosi tempestive e corrette e un adeguato programma terapeutico di precisione.

Grazie ai progressi della ricerca scientifica, la percentuale delle donne malate potenzialmente guaribili è in netto aumento, soprattutto se la paziente ha la possibilità di fare il test di profilazione genomica, la chiave di volta più importante per ottenere una terapia mirata ed efficace, che si attua nei lavoratori qualificati e accreditati.

“La determinazione genomica non è solo l’individuazione della mutazione BRCA1/2 – sottolinea Vincenzo Adamo, professore di Oncologia Medica e coordinatore della Re.O.S. – ma va effettuata per evidenziare nel suo complesso un “Deficit della Ricombinazione Omologa” (HRD),presente nei tumori di tutte le pazienti con mutazioni BRCA1/2 e di un altro 25% senza mutazioni di questi geni. Dunque la metà dei casi potrà realmente beneficiare di un trattamento mirato con importanti nuovi agenti, gli inibitori di parp, che stanno cambiando indiscutibilmente la vecchia chemioterapia convenzionale”.

 

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