Arresto in flagranza differita e la piena applicazione della procedibilità d’ufficio, ma anche riforma organizzativa, assunzioni, sistemi di videosorveglianza, controlli agli ingressi con metaldetector, presenza di vigilanti e postazioni fisse delle forze dell’ordine.
“Il Ministero sembra avere apprezzato molto alcune di queste indicazioni. Vi è stata già la conferma della volontà di procedere con l’arresto in flagranza, anche differito. Ora si aggiunge l’installazione di impianti di videosorveglianza nei pronto soccorso su scala nazionale”. A dichiararlo è Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei medici di Roma.
Presso il Ministero della Salute alla presenza del Ministro Orazio Schillaci, si è svolto ieri, 19 settembre 2024, un incontro a cui hanno partecipato i Consigli nazionali degli Ordini delle professioni sanitarie per far il punto sulle azioni di contrasto alle aggressioni e agli atti di violenza sul personale sanitario che ormai, quotidianamente, riempiono le pagine di cronaca.
La normativa attuale
Ad oggi sono previste già misure significative per la prevenzione delle aggressioni, come sancito nell’articolo 2 della legge 113 del 2020. Nella normativa vigente l’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti delle professioni sanitarie e sociosanitarie (ONSEPS) è incaricato del monitoraggio degli episodi di violenza e l’articolo 7 stabilisce protocolli operativi con le forze di polizia per garantire interventi tempestivi in caso di aggressioni.
Purtroppo queste misure devono essere implementate con maggiore decisione e migliorate, per rispondere adeguatamente alle sfide attuali.
L’aggiornamento
“Bisogna intervenire al più presto e con un controllo più rigoroso. Oltre ad una denuncia e quindi ad una pena, sarebbe necessaria anche una pena pecuniaria per dare un segnale – spiega Magi -. Inoltre, bisognerebbe utilizzare le risorse economiche del Pnrr non ancora utilizzate, per fare delle barriere per evitare che parenti e pazienti possano entrare indisturbati nelle aree dove lavorano i medici e il personale sanitario. Bisognerebbe anche obbligare le aziende, oltre ad avviare la querela immediata, di avvisare immediatamente la Procura della Repubblica, ma soprattutto di non lasciare da soli i medici durante il percorso di denuncia. Tutto questo perché i medici rischiano non solo fisicamente ma anche psicologicamente, anche perché per arrivare ai processi passano oltre 3 anni. Bisogna investire inoltre sul personale, affinché l’organico sia più completo e compatto“.
“Serve ora un decreto di legge ad hoc oppure un aggiornamento del Decreto sicurezza – evidenzia -. Bisogna, però, domandarsi come sia possibile che l’atteggiamento dei pazienti nei confronti del personale sanitario sia cambiato in soli due anni. Prima eravamo tutti eroi (durante l’emergenza Covid), adesso sembra che tutti abbiano scordato i nostri sacrifici”.