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Sanità in crisi, Fnomceo: “Servono 10 miliardi per i medici in Finanziaria”

giovedì 29 Agosto - 2024 | di Anna Boccia | Categorie: Lavoro, News ed eventi

Dieci miliardi di euro in Finanziaria, da investire sui professionisti della salute. In caso contrario si rischia la sopravvivenza stessa del Servizio sanitario nazionale.

Questa la proposta del presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, per salvare il Servizio sanitario nazionale. A due giorni dal vertice di maggioranza sulla prossima Legge di Bilancio, il presidente rilancia l’impegno del ministro Schillaci a prevedere risorse dedicate alla valorizzazione del personale.

A chiedere di mettere la sanità tra le priorità in finanziaria sono anche i cittadini. “Secondo l’ultimo Rapporto Censis-Fnomceo – afferma Anelli – per l’87% è prioritario migliorare le condizioni di lavoro e le retribuzioni dei medici, proprio perché li considerano la risorsa più importante della sanità. Per il 92,5% occorre assumere subito medici e infermieri nel Servizio sanitario, per dare un taglio rapido alle liste di attesa. Numeri, questi, che fanno il paio con un recente sondaggio condotto dall’Istituto Piepoli: per il 90% dei cittadini, la sanità deve essere una priorità del Governo nella Finanziaria”.

Purtroppo, la realtà è ben diversa: le retribuzioni dei medici dal 2012 al 2022, in termini reali sono addirittura diminuite, del 6,1%. E sono sempre più lontane, in valore assoluto, da quelle dei colleghi europei. Questo, insieme alle condizioni di lavoro, aggravate dagli episodi di violenza dai carichi insostenibili porta sempre più medici ad abbandonare il Servizio sanitario.

“Dobbiamo fermare questa emorragia o il risultato sarà la morte per consunzione della sanità pubblica, svuotata della sua linfa vitale, i suoi professionisti. E i cittadini rimarranno senza cure”. Già oggi chi può si rivolge alle assicurazioni, al privato o rinuncia a curarsi. “Sono 4 milioni e mezzo, secondo dati Istat, i cittadini che rinunciano alle cure: l’equivalente degli abitanti dell’Emilia-Romagna. Se non agiamo subito – constata Anelli – a breve diventeranno tanti quanti i dieci milioni che popolano la Lombardia”.

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