Obesità, alcol, fumo, ma anche predisposizione genetica, e tanti altri fattori possono portare alla creazione di placche all’interno delle carotidi.
A spiegarci questo fenomeno pericolosissimo è il professore Francesco Talarico, direttore Dell’Unità operativa complessa di Medicina Cardiovascolare e Chirurgia vascolare del Civico di Palermo.
Le carotidi e la prevenzione
Le carotidi nascono dall’arco della aorta e portano al cervello sangue ossigenato. In questi vasi si possono formare delle placche di colesterolo calcio che possono ridurne le dimensioni e, inoltre, si possono disgregare. Questi frammenti, portati dal sangue, possono far insorgere TIA (attacchi ischemici transitori) o, ancor peggio, Ictus.
Se una stenosi carotidea è superiore al 60-70%, occorre intervenire chirurgicamente asportando la placca (endoarterectomia carotidea), prima che possa verificarsi il sintomo neurologico. Lo scopo dell’intervento è, quindi, quello di asportare la placca che restringe l’arteria, in modo che il flusso di sangue al cervello possa riprendere pienamente. A seconda della tipologia di asportazione, la carotide deve essere ricostruita.
Bisogna però differenziare i pazienti asintomatici da quelli sintomatici, in ogni caso, per verificare lo stato delle carotidi è necessario sottoporsi ad un Ecocolor-Doppler.
I fattori di rischio
La combinazione dei seguenti fattori può aumentare il rischio delle lesioni. Quelli più comuni:
l’ipertensione arteriosa, il fumo, l’età, livelli anormali di grassi nel sangue, diabete, obesità e inattività fisica. Senza mai dimenticare la presenta una storia familiare di aterosclerosi o di malattia coronarica, poiché presenta un rischio aumentato di sviluppare queste patologie.