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La Medicina Legale rende giustizia alle vittime del mare, verità su crimini contro l’Umanità CLICCA PER IL VIDEO

lunedì 9 Settembre - 2024 | di Giorgia Görner Enrile | Categorie: Lavoro, Leggi e normative, Video

“Nessun uomo annegando saprà mai quale goccia d’acqua porrà fine al suo ultimo respiro” sostiene lo scrittore Nicholas Sparks.

Le morti in mare sono una terribile tragedia che continua a influenzare le famiglie e le comunità e a ricordarcelo non sono solo i corpi senza vita dei migranti recuperati nel Mediterraneo, ma anche la tragedia avvenuta settimane fa a Porticello, sottolineando che la morte non guarda in faccia nessuno.

A render giustizia, in caso di morti violente, e dar dignità ai cadaveri con il riconoscimento della vittima è la Medicina Legale.

“L’approccio forense è un approccio multidisciplinare che permette di identificare il soggetto, la causa e l’epoca del decesso. Più complicata è l’identificazione del cadavere perché spesso i fenomeni trasformativi alterano il corpo rendendolo irriconoscibile“. A raccontarlo è Davide Albano, ricercatore di Medicina Legale del Dipartimento Promise dell’Università di Palermo, il quale evidenzia che negli ultimi anni hanno sottoposto ad autopsia più di 100 corpi.

Difatti:“La Medicina Legale di UniPa, è centro di riferimento per tutta la Sicilia occidentale e per sei Procure della Repubblica per queste attività, tenendo conto la localizzazione geografica della nostra Regione che con Lampedusa rappresenta punto di primo transito dei flussi migratori – spiega -. Gli ultimi momenti delle vittime di annegamento, forma di asfissia violenta, a causa dell’ingresso dell’acqua nelle vie aeree crea crisi respiratoria e arresto cardio-respiratorio e in queste fasi il soggetto può essere cosciente o no, ma consapevole che sta avvenendo qualcosa che può portarlo al decesso”.

Nello specifico:

  • fase della sorpresa, caratterizzata dalla rapida inspirazione di  aria nei polmoni che l’annegante compie nel tentativo di fuggire al meccanismo dell’annegamento;
  • fase di resistenza e consiste in un’apnea iniziale, che dura circa un minuto;
  • fase della dispnea espiratoria o convulsiva dove il soggetto non è più in grado di mantenere l’apnea ed inizia, così, a compiere, sott’acqua atti respiratori involontari, attraverso i quali introduce grandi quantità di acqua nei polmoni e nel primo tratto dell’apparato digerente;
  • fase apnoica durante la quale avviene la perdita di coscienza del soggetto e l’arresto definitivo della funzione respiratoria;
  • fase terminale nel quale avviene l’arresto del battito cardiaco.

“La Medicina Legale permette, quindi, di verificare eventuali violazioni dei diritti umani da parta di chi trae un vantaggio, fornendo un supporto fondamentale alle forze dell’ordine nella risoluzione dei crimini grazie anche alle identificazioni personali”.

Ma L’acqua come può compromettere il corpo?

Lo specialista, nel video, accenna ad alcuni fattori da tener conto che influenzano i fenomeni post-mortali e trasformativi, identificando i segni dell’annegamento.

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