Nuove prospettive terapeutiche a beneficio dei pazienti oncologici grazie a un ricercatore siracusano e l’Istituto fondazione di oncologia molecolare.
Giovanni Germano, 44 anni, ha studiato Scienze biologiche all’Università di Perugia per poi iniziare il percorso di ricerca a Milano conseguendo un dottorato in immunologia di base ed applicata all’Università “Vita e Salute San Raffaele” e oggi è all’Ifom.
Lì ha condotto uno studio, sul tumore al colon retto, che aiuti il sistema immunitario a riconoscere il cancro ed attaccarlo. I risultati dello studio sono pubblicati su ‘Cancer Cell’, che all’articolo ha anche dedicato la copertina.
I ricercatori
“Nel 95% circa dei pazienti con cancro del colon retto metastatico – spiega Alberto Bardelli, direttore del programma di ricerca Ifom – il meccanismo di riparazione del Dna è integro e funzionante. Pertanto. questi tumori risultano immunologicamente freddi e refrattari all’immunoterapia con gli inibitori dei checkpoint immunitari. Solo nel restante 5% circa dei pazienti il tumore ha perso questo meccanismo di riparazione del Dna. Di conseguenza, è caratterizzato da un’elevata produzione di proteine alterate che in gergo si chiamano neoantigeni. Tali proteine attraggono le cellule del sistema immunitario rendendo il tumore efficacemente trattabile con l’immunoterapia”.
“Abbiamo progettato esperimenti appositi, in topi di laboratorio nei quali è stato possibile riprodurre almeno in parte la malattia osservata nei pazienti – afferma Giovanni Germano –. Grazie all’uso di tecniche di biologia molecolare e di analisi bioinformatiche abbiamo scoperto come la porzione di cellule con un Mmr alterato possa attivare una risposta immunitaria efficace anche contro la controparte caratterizzata da un Mmr funzionante. Seguendo questa intuizione, abbiamo valutato l’efficacia della 6-Tioguanina, un farmaco già utilizzato nel trattamento di alcune leucemie, che è tossico solo per le cellule provviste di Mmr funzionante. Il trattamento, infatti, aumenta la frazione di cellule deficienti per Mmr e allo stesso tempo interferisce con la crescita di tumori eterogenei”.
“La frazione di Crc che presenta eterogeneità – precisa Vito Amodio, ricercatore di Ifom, – è al momento ancora oggetto di studio. Si ritiene che riguardi un ridotto numero di pazienti. Questa frazione è destinata a crescere se si tengono in considerazione anche tumori la cui eterogeneità è dovuta agli effetti di terapie farmacologiche precedenti.”.