La lotta contro il Covid sembra non aver mai fine. Nonostante i vaccini aggiornati, difatti, sorgono nuove varianti e si ritorna punto e a capo. Ma se ci fosse un modo per chiudere le porte d’accesso delle nostre cellule al virus?
Un farmaco utilizzato da tempo per trattare un particolare disturbo del fegato, chiamato Udca, ha fatto fare il primo passo verso questa nuova via anti-Covid.
Il bersaglio diventerebbero i recettori presenti sulle cellule umane, cioè proteine che non mutano, a differenza di quelle del Covid, immunizzandoci, così, dalle varianti presenti e future.
La scoperta è avvenuta per caso da una ricercatrice italiana, Teresa Brevini, dell’Università britannica di Cambridge e pubblicata sulla rivista Nature.
I ricercatori hanno visto che questo farmaco agisce su una molecola chiamata Fxr che, a sua volta, chiude i recettori ACE2 presenti sulla superficie delle cellule umane, ossia le porte di ingresso che il virus Sars-CoV-2 usa per infettarle.
L’efficacia del farmaco è stata dimostrata anche su organismo vivente. Lo studio, infatti, è stato fatto su criceti e su polmoni umani donati e non adatti per il trapianto, mantenuti funzionanti al di fuori del corpo.
I polmoni sono stati esposti al virus e ad uno di essi è stato somministrato il farmaco. Quest’ultimo non si è infettato, al contrario dell’altro.
I ricercatori hanno anche reclutato otto volontari che hanno ricevuto il farmaco. I test hanno dimostrato un abbassamento dei livelli di recettori ACE2 nelle cellule del naso, fattore che darebbe al virus minori possibilità di infezione.