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Fibrillazione atriale non valvolare e diabete: minori rischi con gli anticoagulanti diretti CLICCA PER IL VIDEO

venerdì 27 Maggio - 2022 | di Omceo Messina | Categorie: Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Messina


La fibrillazione atriale non valvolare è la più frequente aritmia nei pazienti ambulatoriali e si associa ad un incremento della mortalità e degli eventi tromboembolici ed emorragici, e la sua prevalenza aumenta notevolmente con l’età.

Di FANV, in particolare nei pazienti con diabete 1 e 2, ne abbiamo parlato con il Dottore Giovanni Versace, Direttore di Medicina d’Urgenza presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria “G. Martino” (Policlinico di Messina), e Responsabile del Coordinamento unico per l’Emergenza Sanitaria presso l’Assessorato della Salute della Regione Siciliana.

Oggi, il piano terapeutico è innovativo: recenti studi hanno dimostrato come nei pazienti diabetici con fibrillazione atriale la somministrazione di anticoagulanti orali diretti hanno minori rischi di complicanze del diabete e riducono la mortalità. Da molti anni, ormai, gli anticoagulanti orali diretti stanno progressivamente sostituendo l’utilizzo degli antagonisti della vitamina K nei pazienti con FA non valvolare. Questi nuovi farmaci offrono certamente molti vantaggi rispetto ai predecessori, riducendo in particolare il rischio di sviluppare eventi emorragici.

“Il diabete è stato un po’ trascurato negli studi, ma le linee guida del 2020 ESC hanno dimostrato che gli anticoagulanti diretti sono superiori rispetto agli antagonisti della Vitamina K, e per quanto riguarda il trattamento di questi pazienti lo Xarelto si è dimostrato superiore agli altri nel ridurre il rischio, anche del 40%, di amputazioni della microangiopatia diabetica. I dati sono positivi e le meta analisi ci fanno vedere pazienti che sono stati trattati con il Rivaroxaban, anche con dosaggio di 2,5, dimostrando una riduzione del rischio cardiovascolare in totale, con una preservazione anche della funzione renale che è molto importante per il trattamento di questi pazienti, soprattutto perché i farmaci anticoagulanti hanno un metabolismo diverso”, ha spiegato il dottore Versace.

Confrontando gli anticoagulanti orali diretti con altre tipologie di farmaci, rispetto al rischio di sviluppare complicanze e mortalità tra i pazienti con fibrillazione atriale e diabete, “Gli effetti collaterali nei pazienti più compromessi dal punto di vista renale possono essere diversi, ma – sottolinea l’esperto – il Rivaroxaban, e in particolare il Xarelto, rispetto ad altri farmaci come il Warfarin, dimostrano una importante riduzione dei sanguinamenti: il 37% in meno nei pazienti con sanguinamento in un organo critico, il 28% in sanguinamento intracranico, insomma un dato rilevante”.

Di Maria Calabrese

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