“Frenare un’involuzione annunciata del Ssn e restituire dignità alle professioni sanitarie”.
Un confronto importante sul futuro della Sanità pubblica italiana si è tenuto presso la sede dell’Ordine dei medici di Siracusa, il 6 giugno scorso, alla presenza del presidente nazionale della Fnomceo Filippo Anelli.
Il presidente dell’Omceo della provincia Anselmo Madeddu ha spiegato che: “Gli Ordini dei medici italiani sono impegnati in una battaglia per salvare il Servizio sanitario nazionale, invidiato da tante Nazioni. Una battaglia che ruota anche intorno al ruolo del medico in un momento di grandi difficoltà che vede una grave carenza di risorse sul territorio sia economici che di operatori sanitari. Tutto questo sta mettendo a rischio il Ssn. E oggi bisogna contrastare fenomeni come la fuga di medici, circa 20 mila, che fuggono all’estero, evidenziando la scarsa attrattività della professione in Italia. A dimostrarlo i concorsi senza partecipanti e le aree più critiche scoperte, comportando, a cascata, una serie di conseguenza come lunghe attese nei Ps e tante altre problematiche che potrebbero portare alla scomparsa di un sistema sanitario pubblico che garantisce le cure a tutti”.
“La Fnomceo, in merito all’alttratività, sta lavorando al così detto scudo penale per i medici e la procedibilità d’ufficio in caso di aggressione ai medici, ma sono tanti i temi su ui bisogna far fronte comune, tra cui la revisione degli accessi universitari; la necessità di adeguamento degli organici e di riflesso l’innalzamento degli standard qualitativi – evidenzia -. Solo restituendo, infatti, una solida dignità a questa professione, rendendola attrattiva e accessibile alle nuove generazioni, si potrà invertire la rotta, verso un futuro sanitario pubblico adeguato ai tempi e concorrenziale, come lo era in passato”.
La richiesta
“Nel nostro Paese sono 4 milioni e mezzo i cittadini che rinunciano alle cure, un dato che evidenzia come il sistema non riesce ad essere universalistico – prosegue Anelli -. Se noi associamo a questo dato il fatto che il 50% dei cittadini desiste a rivolgersi al pubblico e si rivolge al privato, con un esborso di soldi per pagare le cure che ammonta a 40 miliardi, significa che il pubblico non riesce a garantire il diritto alla salute. Questo anche perché, mentre il privato investe direttamente nella propria professione, dando anche innovazioni senza fare tutte le gare burocratiche del pubblico. In questi anni, nel pubblico, si è investito tanto su strutture e macchinari ma ancora non si investe sui professionisti, sui medici, sugli infermieri, ossia coloro che danno efficienza al Ssn”.
Pertanto: “Chiediamo al Governo e al Parlamento un’attenzione straordinaria sulla necessità di rimettere al centro dell’agenda politica il Servizio sanitario nazionale: garantendo un forte investimento; aumentando il finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale, sia in termini assoluti che in rapporto al PIL in maniera consistente e stabile, al fine di allinearlo alla media dei paesi europei; potenziando il ruolo e la funzione delle figure professionali in ambito sanitario, a partire da quella medica”, conclude Anelli.