De Palma sostiene che è il costo della vita a fare la differenza poiché la situazione degli ospedali del Sud non è migliore che al Nord. Il caos dei pronto soccorso è lo stesso, peggiore e insostenibile è la situazione delle violenze perpetrate durante le ore notturne ai danni degli operatori sanitari.
Lo stipendio medio, di poco più di 1400 euro netti, non consente ad un giovane infermiere di mantenersi in città come Bologna o Genova.
“Se nel 2022 avevamo evidenziato una situazione preoccupante per regioni come Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Veneto, con ben 1530 dimissioni di operatori sanitari, per la maggior parte infermieri – sottolinea De Palma – adesso nell’occhio del ciclone ci sono Emilia Romagna e Liguria. I numeri in particolare dicono che all’Ausl di Bologna, solo negli ultimi giorni sono arrivate ben 18 dimissioni, senza preavviso, da parte di infermieri, per un totale di ben 40 dimissioni negli ultimi tre mesi. Lo scorso anno dall’azienda sanitaria bolognese sono usciti 270 infermieri, mentre nel 2021, erano stati 180. Solo in piccola parte si tratta di pensionamenti programmati, mentre per oltre il 50% sono dimissioni. A fronte delle uscite non esiste assolutamente un piano di assunzioni “anche perché i bandi dei concorsi regionali vanno praticamente deserti”.
A fronte di retribuzioni inadeguate, aggiunge che, “gli operatori devono affrontare turni massacranti, assenza di ferie per carenza di colleghi. Non a caso sempre meno giovani scelgono la professione. C’è stato solo un flebilissimo aumento di assunzioni, poco più del 2% (Ufficio Statistiche del Ministero Salute, 2021), “manca un piano di investimento sulle risorse umane“.