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Hpv, ogni anno 1.500 decessi per tumori al collo dell’utero in Italia. Ecco tutti i test

sabato 4 Marzo - 2023 | di Giorgia Görner Enrile | Categorie: News ed eventi

Si celebra oggi, 4 marzo, la Giornata Internazionale contro l’Hpv. Il virus causa ogni anno  1.500 decessi per tumore al collo dell’utero.

L’Hpv – spiega Firenze – è un virus estremamente diffuso, si stima che ognuno di noi contragga l’infezione almeno una volta nella vita. Sebbene l’infezione da Hpv abbia di solito un decorso benigno, in alcuni casi, può causare forme tumorali che colpiscono in particolare il collo dell’utero, ma anche altri distretti genitali e l’orofaringe.
    L’infezione si contrae principalmente attraverso il contatto stretto durante i rapporti sessuali, anche non completi. Il picco dei contagi avviene tra i 20 e i 25 anni”. 

Ogni anno, solo in Italia, sono 3.500 le diagnosi. La maggior parte delle infezioni da Hpv si risolvono spontaneamente, ma esiste il rischio che l’infezione possa diventare cronica e che le lesioni precancerose evolvano in tumore maligno della cervice.

Non tutti i Papilloma Virus, però, sono uguali: sono più di 225 i tipi di Hpv ad oggi identificati i quali vengono suddivisi in base al rischio di provocare il tumore alla cervice uterina: di questi, sono 14 i genotipi considerati ad alto rischio, fra cui il 16 e il 18 sono i più aggressivi, essendo la causa del 70% dei tumori.

I test

Per tutte le donne dai 25 ai 30 anni, i programmi di screening prevedono il Pap test gratuito ogni 3 anni. Per le donne dai 30 ai 64 anni, i programmi di screening consigliano il test Hpv/Dna ogni 5 anni.

Negli ultimi anni sono stati sviluppati altri tre test ad elevato valore medico.

Uno è il test Hpv/Dna per lo screening primario del tumore della cervice, in grado di mostrare simultaneamente i risultati di tutti i genotipi ad alto rischio oncogeno e i risultati individuali dei due genotipi a rischio più elevato, Hpv 16 e 18.

Il secondo è un test che valuta la presenza di infezioni Hpv trasformanti attraverso la rilevazione contemporanea di due biomarcatori, p16 e ki67.

Il terzo è un test che favorisce l’identificazione delle lesioni occulte che potrebbero non essere identificate dalla sola analisi morfologica.

L’Oms

Ogni anno l’Organizzazione Mondiale della Sanità rilancia il suo impegno per  eradicare il tumore al collo dell’utero entro il 2030 cercando di sensibilizza sull’utilizzo di strumenti di prevenzione, a incoraggiare i governi e gli individui di tutto il mondo ad agire per salvare centinaia di migliaia di donne e uomini che possono beneficiare del vaccino e di uno screening per la diagnosi precoce.

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