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Bocca chiusa dalla nascita: 16enne inizia una nuova vita grazie ad un intervento di chirurgia maxillo facciale

mercoledì 27 Settembre - 2023 | di Anna Boccia | Categorie: News ed eventi

Non ha potuto aprire letteralmente bocca dalla nascita, per 16 lunghissimi anni. Ora, grazie a un intervento eccezionale di chirurgia maxillo facciale all’ospedale San Marco di Catania, Aurora (nome di fantasia) può davvero cominciare una nuova vita fatta di parole, sorrisi, cibi solidi e tutto quello a cui ha dovuto rinunciare nel corso della sua vita. Si tratta del primo caso in Sicilia di questo genere, sono sei in tutta Italia. Un caso straordinariamente complicato, che ha richiesto mesi e mesi di studio preventivo affinché tutto andasse per il meglio per una paziente affetta dalla sindrome genetica di Nager.

(prima dell’intervento)

La paziente

Aurora, nata nel 2007 e viva per miracolo grazie alla prontezza di un attento anestesista che le ha evitato il soffocamento in sala parto, prima di affrontare quest’ultimo aveva vissuto tra un intervento chirurgico e l’altro per la “distrazione” della mandibola, cioè l’allungamento orizzontale e verticale delle ossa, tutti realizzati dal professore Bianchi. Le operazioni hanno consentito all’allora bimba di respirare e di liberarsi dei tubicini della tracheotomia con cui conviveva dall’età di due anni. Oggi, dopo anni di viaggi stancanti e trasferte in altre regioni italiane, finalmente Aurora può essere seguita a Catania, al San Marco, a pochi passi da casa. I genitori, mamma Ketty e papà Gaetano, sempre accanto a lei, la sostengono e incoraggiano, consapevoli di avere una figlia caratterialmente molto forte, che ha combattuto senza mai cedere né versare una lacrima.

L’intervento

La forma della sindrome genetica di Nager di cui soffre Aurora dalla nascita è, infatti, tra le più rare al mondo. Già nel feto si era sviluppato un ammasso osseo che aveva fuso la mandibola al cranio non consentendo l’articolazione necessaria ad aprire la bocca. Il successo dell’operazione, durata circa dieci ore, è stato il frutto di un lavoro multidisciplinare, tra le varie équipe aziendali impegnate all’unisono. Oltre ai chirurghi maxillo-facciali in sala operatoria erano presenti in venti tra chirurghi e anestesisti. L’ospedale ha stanziato le risorse per la realizzazione della protesi in titanio impiantata nella giovane paziente, una vera e propria opera di bioingegneria tra le più moderne.

(dopo l’intervento)

A guidare le équipes di medici e paramedici è stata la collaborazione tra alcuni dei chirurghi maxillo facciali più esperti in Italia che ha dato vita ad una perfetta sinergia tra Nord e Sud del Paese. In particolare Alberto Bianchi, professore di chirurgia maxillo-facciale al Policlinico-San Marco, e Massimo Robiony, direttore della clinica maxillo facciale dell’ospedale universitario di Udine.

 

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