L’Arnas Civico di Palermo ha dedicato il centro di assistenza per migranti a Lucia Pepe, la mediatrice culturale scomparsa prematuramente a soli 34 anni. In riconoscimento del suo straordinario impegno nel sociale, il centro si chiamerà “La Casa di Lucia“, dal nome dell’associazione che porta il suo nome, un luogo dedicato a offrire supporto e cure mediche a migranti e persone in difficoltà.
Laureata in lingue e culture moderne e in lingue per la comunicazione e la cooperazione internazionale, Lucia ha dedicato la sua vita all’accoglienza e all’integrazione di chi “non aveva avuto la fortuna di nascere nei paesi occidentali o in Europa”, come amava dire.
Alla cerimonia di intitolazione, che si è svolta venerdì scorso, mamma Giuseppina e papà Nuccio, entrambi medici, hanno detto commossi: “L’impegno e la passione di Lucia per accogliere e assistere chi vive ai margini del sistema continueranno attraverso questa testimonianza”.
Organizzata dalla direzione dell’azienda sanitaria e dal dottor Tullio Prestileo, hanno scoperto la targa i direttori, sanitario e amministrativo, Domenico Cipolla e Vincenzo Barone, che hanno ricordato Lucia come “una figura bella e prestigiosa“. Presenti, tra gli altri, il presidente dell’Ordine dei Medici, Toti Amato, il direttore della Uoc di Medicina interna del Civico, Salvatore Corrao, il responsabile del reparto oncologico Pierenrico Marchesa e frate Marco, che ha letto un messaggio dell’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice.
“L’avevo conosciuta senza sapere che fosse la figlia di Nuccio, primario dell’Hospice del Civico, – ha sottolineato Tullio Prestileo – . Ricordo l’amore, la dedizione e la professionalità che metteva nel suo lavoro. È stata un esempio per tutti. Ora, nel centro dove trascorro le mie giornate, sento quasi il suo spirito”.
Il centro del Civico, che coincide con la U.o. di Patologie infettive per le popolazioni vulnerabili, è nato in collaborazione con una rete cittadina per offrire servizi clinici e assistenziali agli “ultimi“.
“Rappresenta un nuovo modello organizzativo – ha detto Amato – ed è un faro di speranza per gli ‘invisibili’. È nostro dovere etico promuovere un modello di salute inclusivo, in cui ogni voce sia ascoltata e ogni necessità presa in considerazione, contribuendo così a costruire una sanità più giusta per tutti”.
Voluta dagli amici di Lucia per tutto ciò che ha realizzato tra Palermo e il Burundi, “La Casa di Lucia” è un punto di riferimento per accoglienza e assistenza sanitaria, anche psicologica e sociale, incarnando gli ideali di uguaglianza e inclusione e il diritto a una cura dignitosa, indipendentemente dalle origini. In pochi mesi, l’attività dell’associazione si è tradotta in progetti concreti e altri già in cantiere, tutti pensati per la creazione di spazi sicuri dove vivere e trovare assistenza per le necessità quotidiane, sanitarie e formative.