In Italia si stimano 60.000 morti all’anno per sepsi. Nel 40% dei casi si tratta di bambini di età inferiore ai 5 anni.
A essere maggiormente esposte sono le persone con ridotte difese immunitarie, gli anziani e i bambini. Inoltre, la letteratura scientifica dimostra che gli effetti a lungo termine, noti come sindrome post-sepsi, si verificano fino al 50% dei sopravvissuti, i quali soffrono di sequele fisiche, cognitive e psicologiche persistenti.
In cosa consiste
La Sepsi è una “disfunzione d’organo potenzialmente letale, causata da una risposta disregolata dell’organismo a un’infezione”. Se non riconosciuta e trattata in tempo può portare a shock, a gravi danni agli organi vitali e alla morte”.
Comuni cause di sepsi sono le infezioni della cute o dei tessuti molli, delle vie urinarie, del sangue, addominali (appendiciti, colecistiti etc.), polmoniti, meningiti, virus, come il Sars-CoV-2, infezioni di origine sconosciuta
“La diagnosi tempestiva e l’inizio di una corretta terapia precoce sono decisivi per ridurre la mortalità”.
A dichiararlo è Luigi Aprea, direttore sanitario di presidio dell’AOUP “Paolo Giaccone” di Palermo e consigliere nazionale dell’Associazione Nazionale dei Medici delle Direzioni Ospedaliere.
“Fondamentale è il supporto del Laboratorio di Patologia clinica per l’esecuzione dei biomarcatori di sepsi e il Laboratorio di Microbiologia per l’identificazione dei principali microrganismi responsabili di sepsi”. Ad aggiungerlo è Salvatore Antonio Distefano dell’UO Prevenzione e Sorveglianza Infez. Ospedaliere del Policlinico.