“Facciamo 180 mila interventi, non possiamo uscire con la paura di essere aggrediti. Vogliamo fare bene il nostro lavoro”.
Le aggressioni contro il personale sanitario si sono intensificate in maniera preoccupante, riflettendo un clima di crescente violenza e tensione. L’ultimo episodio, verificatosi il 21 ottobre a Palermo, dove un soccorritore del 118 è stato brutalmente colpito con una testata, ne è una triste conferma.
L’episodio ha scosso l’intera comunità sanitaria, provocando una dura reazione. Fabio Genco, direttore della centrale operativa del 118 della Sicilia Occidentale, ha espresso tutta la sua indignazione e preoccupazione.
“Siamo stanchi di subire queste aggressioni. Questi episodi non sono più tollerabili, specialmente per chi lavora in prima linea per la salute dei cittadini, fuori da strutture sanitarie, quindi ancor meno protette – sottolinea Genco -. Questi atti di violenza contro il personale medico e paramedico evidenziano un problema sociale e di sicurezza che non può più essere ignorato. Il personale sanitario è addestrato per gestire situazioni di emergenza e stress. Ma nulla può giustificare atti di violenza gratuiti, che mettono a rischio la loro incolumità. Le aggressioni fisiche e verbali, oltre a causare danni fisici immediati, creano un ambiente di lavoro pericoloso e minano la motivazione di chi opera in un settore già fortemente provato dalle pressioni quotidiane. Non possiamo fare ogni singolo intervento scortati dalle autorità!”.
Genco evidenzia che, oltre l’urgenza di azioni concrete per tutelare il personale sanitario, in un momento in cui la sicurezza di chi presta soccorso sembra essere sempre più a rischio, serve un cambiamento culturale, che parta anche dai cittadini con un intervento diretto.