“Le dimissioni di massa avvenute nei due anni di pandemia, in concomitanza all’emergenza sanitaria da Covid, hanno fatto registrare criticità in tutto il Paese e soprattutto in Sicilia, territorio già penalizzato dalla migrazione dei giovani laureati. L’innalzamento dell’età pensionabile quale antidoto contro la carenza di personale sanitario, non crediamo possa essere la soluzione più appropriata per risolvere una delle criticità maggiori del sistema sanitario”.
A dichiararlo è il presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Catania, Igo La Mantia, in merito alla notizia dell’emendamento al Decreto Milleproroghe sull’età pensionabile da 70 a 72 anni.
“I medici “anziani”, e con questo mi riferisco ai colleghi con grande esperienza, sono una risorsa – continua La Mantia -, ma la crisi di risorse umane va affrontata in altro modo. Basti pensare alla nostra provincia, poco capace di attrarre le giovani eccellenze, che nella maggior parte dei casi dopo l’Università proseguono il loro percorso professionale all’estero. Un problema cronico, che continua a depauperare le nostre strutture. Come già richiesto dalla Federazione nazionale (Fnomceo), occorre abolire una volta per tutte il tetto di spesa sul personale, per consentire la tempestiva assunzione di giovani medici, anche specializzandi all’ultimo anno, pronti a entrare nel Sistema sanitario nazionale”.
“Valorizzare il nostro capitale umano – prosegue – significa aumentare le borse di studio per la formazione, adeguare le retribuzioni, aprire l’accesso degli ospedali agli specializzandi, mantenere il numero chiuso tarandolo però sulle reali esigenze del territorio. In poche parole: valorizzare un mestiere che oggi più che mai va difeso e rilanciato”.
“I tagli alla sanità pubblica hanno inciso sul fenomeno del depotenzia-mento delle unità lavorative mediche e infermieristiche negli ospedali, che cercano di sopravvivere ai diversi piani di rientro. Se aumentare l’età pensionabile equivale a congelare carriere e assunzioni – conclude La Mantia – chiediamo al governo di riflettere e fare un passo indietro. I medici in quiescenza hanno ancora tanto da dare con la lo passione e la voglia di fare, ma occorre guardare anche ai giovanissimi. In un crocevia dove passato e futuro s’incontrano per potenziare il sistema”.